TRIPPLUS_IL SANTO_MONTE_DI_LUSSARI_foto

Una vista mozzafiato che spazia a 360 gradi e che abbraccia le Alpi sia Giulie che Carniche e la catena delle Caravanche: siamo a 1.789 metri, sul Monte Santo di Lussari, in Friuli e, precisamente, nel territorio del comune di Tarvisio (Udine), a sud della frazione di Camporosso in Valcanale. Il monte, che fa parte della catena Jôf Fuârt-Montasio, non tra le più alte cime di questo tratto alpino, deve la sua fama principalmente ad un santuario, situato pochi metri sotto la vetta e circondato da un piccolo borgo, con abitazioni realizzate in tipico stile carinziano, simili a quelle diffuse nella sottostante valle. Questo luogo, molto suggestivo, è soprannominato il “balcone delle Alpi Giulie”: dalla sua sommità, infatti, si gode un ampio panorama sulla conca del tarvisiano e sulle alture circostanti. Dalla cima parte, inoltre, un reticolo di strade forestali e sentieri di montagna, il più noto dei quali porta alla vicina Cima del Cacciatore, a 2.071 metri di altitudine.

Secondo un’antica leggenda, nell’estate del 1360 un pastore di Camporosso aveva condotto al pascolo il suo gregge di pecore sulle praterie del Monte Lussari. In una bella giornata di sole accadde che un sabato, all’imbrunire, all’ora dell’Ave Maria, il pio e fedele pastorello, come sua abitudine, al rintocco della campana, era dedito alle preghiere della sera. Inginocchiatosi per le orazioni, quando terminò l’uffizio, la sorpresa fu grande poiché non vide più al pascolo il suo gregge. Ripresosi dallo smarrimento cercò affannosamente le pecore nelle praterie vicine e presso la fonte del ruscello Lussari ai margini del bosco, dove abitualmente gli ovini andavano a dissetarsi, ma delle pecore non c’era nessuna traccia. Finalmente, dopo una lunga e affannosa ricerca, avendo sentito da lontano il belare e seguendone la provenienza, trovò il gregge quasi sulla sommità del Monte Lussari, in una distesa di pietre, inginocchiato intorno ad una piccola statua lignea raffigurante una Madonna con in braccio il Bambino Gesù, adagiata nel mezzo di un profumato cespuglio di pino mugo. Il pastore, raccolta la statuina, di fattura gotica, s’affrettò a portarla a valle e a consegnarla al parroco di Camporosso. Questi, ascoltato il racconto, decise subito di collocarla in un armadio della parrocchia e la chiuse a chiave per custodirla. Il giorno dopo però lo stesso pastore, ritornato a pascolare con il suo gregge nelle praterie del Monte Lussari, non credette ai suoi occhi quando rivide la stessa statuetta in prossimità della vetta del monte, nella stessa collocazione in cui l’aveva scorta per la prima volta. Ricondotto immediatamente il simulacro a valle, il parroco la ripose nuovamente nell’armadio ma il prodigio della “traslazione” si ripeté per ben tre volte: il parroco, convinto che era palesemente inspiegabile e che si trattava di un segno soprannaturale, decise così di recarsi dal patriarca di Aquileia per chiedere lumi. Questi gli suggerì di costruire una cappella votiva con un altare sul luogo del ritrovamento della statua.

Nel corso del XVI secolo il sacello originario, che conserva il titolo di “Santa Maria in Excelsis”, venne sostituito da un edificio più grande, una piccola chiesa, interamente in pietra, ulteriormente ampliata dopo essere stata colpita da un fulmine nel 1807. Durante la Grande Guerra il santuario venne distrutto da un incendio ma la statuetta della Madonna fu salvata e trasferita in vari luoghi fino a quando poté finalmente fare ritorno in cima al monte nel 1925, esattamente un secolo fa, in occasione del Giubileo allora indetto da papa Pio XI (1922-1939). All’interno dell’edificio sacro, purtroppo chiuso anche durante la Seconda Guerra Mondiale, allorquando il simulacro miracoloso fu di nuovo portato in salvo, è possibile ammirare dipinti pregevoli realizzati dal pittore sloveno Tone Kralj (1900–1975), tra cui la raffigurazione della Madonna Consolatrice degli afflitti, l’Annunciazione e l’Incoronazione della Vergine.

Ancora oggi tanti turisti e pellegrini, provenienti da tante parti del mondo, a partire dalla festa della Natività di San Giovanni Battista (24 giugno) e fino alla prima domenica di ottobre, salgono fino lassù per visitare il santuario e il piccolo borgo dove è possibile degustare le prelibatezze gastronomiche tipiche di questo territorio e anche pernottare in alcune strutture ricettive.

Per raggiungere questo posto da cartolina ci sono diverse opzioni: la strada forestale, che parte a valle in corrispondenza dell’agriturismo Prati Oiztinger, in località Valbruna, frazione del comune di Malborghetto-Valbruna, cuore della Val Saisera (o Valbruna), avvallamento montano laterale della Val Canale, è stata cementata dal 2023 ma l’accesso con veicoli a motore è riservato solo agli autorizzati ed alla Forestale ed in ogni caso serve una vettura 4×4. Si può però percorrere in mountain bike o a piedi e, in inverno, persino con le ciaspole.

In ogni caso la località è raggiungibile comodamente, da Camporosso, attraverso la “Telecabina del Monte Lussari”, aperta sia nei mesi estivi che in quelli invernali: in circa quindici minuti vi trasporta fino a pochi metri dal piccolo borgo, con la possibilità di portare con sé bambini e passeggini ma anche sci e attrezzatura sportiva. Chi volesse invece provare la fatica della salita può percorrere il “Sentiero del Pellegrino”, tecnicamente il sentiero CAI 613: si dipana da Camporosso nei pressi del ristorante “Alte Hutte” e, costeggiando il ruscello Lussari, approssimativamente in tre ore di cammino, vi porterà alla mèta. Questo tracciato, anch’esso percorribile in inverno con le ciaspole, consigliate solo con neve fresca, essendo il terreno molto battuto per il passaggio di tanti visitatori, è classificato come “escursionistico”, data l’assenza di difficoltà tecniche, deviazioni particolari e asperità e con un fondo sempre ben segnalato ed evidente ma, con 970 metri di dislivello, risulta essere piuttosto impegnativo e richiede pertanto un’ottima attitudine a camminare. Lo sforzo è in ogni caso ripagato sia da ciò che si ammira in vetta ma soprattutto perché, con un pizzico di fortuna, ci si potrebbe imbattere in cervi, caprioli e forse anche in qualche esemplare di orso.

Il “Sentiero del Pellegrino” attraversa infatti uno scenario naturalistico di rara bellezza, all’interno di un’area boschiva protetta rigogliosa e millenaria: la Foresta di Tarvisio, le cui prime notizie storiche risalgono all’anno 1007, quando l’imperatore del Sacro Romano Impero Germanico Enrico II il Santo (973–1024) la donò al vescovo di Bamberga. Si tratta della più grande foresta demaniale d'Italia, in quanto, escludendo i parchi, ammonta a circa 24.000 ettari di comprensorio alpino, attraversati dal torrente Fella, il principale affluente del fiume Tagliamento. Proprio per questo rappresenta una delle aree naturalistiche più ricche e preziose del territorio italiano, dichiarata riserva biogenetica naturale. Vi si trova peraltro una qualità molto pregiata di abete rosso, detto “di risonanza”, particolarmente indicato per la costruzione degli strumenti musicali a corda. La Foresta di Tarvisio costituisce poi uno degli habitat faunistici più completi e meglio conservati delle Alpi ed oggi fa parte del patrimonio demaniale gestito dal Fondo Edifici di Culto (F.E.C.), ente pubblico dotato di personalità giuridica e amministrato dal Ministero dell'Interno. Continuando a salire lungo il sentiero si incontra anche la malga Lussari dove, in estate, si può sostare per riposarsi, godendo di un verde pascolo con le sue immancabili mucche e, inoltre, acquistare ma anche assaggiare in loco formaggio tipico di malga, burro e ricotta che, durante il periodo di alpeggio, i gestori producono giornalmente.

In questo anno giubilare è particolarmente significativo effettuare un pellegrinaggio sul Sacro Monte di Lussari, situato nella confluenza di tre stati: Italia, Austria e Slovenia. Un vero crocevia di popoli e culture nonché simbolo dell’unione spirituale delle genti alpine e, in particolare, di tre ceppi etnici: latino, germanico e slavo. Il santuario costituisce peraltro la tappa conclusiva del ramo italiano del Cammino Celeste, una via di pellegrinaggio, lunga 210 km, che ha, come punto di partenza, la Basilica di Aquileia, con eventuale possibilità di prologo nel santuario mariano che sorge sull’isolotto di Barbana, nella laguna di Grado (Gorizia), prospicente alla stessa località balneare da cui prende nome. Il Cammino Celeste, che collega inoltre il santuario italiano di Monte Lussari con quello carinziano di Maria Saal in Austria e quello sloveno di Brezje, è stato ufficializzato, come itinerario di pellegrinaggio internazionale, nell'estate del 2006. Il suo nome deriva dal fatto che unisce numerosi luoghi di antica devozione mariana.

La visita al Monte Santo di Lussari rappresenta pertanto un’esperienza unica e imperdibile non solo come mèta di pellegrinaggio ma anche dal punto di vista turistico-escursionistico, per il panorama mozzafiato con le “perle” naturalistiche che lo circondano.