TRIPPLUS_IL BURCARDO E LA SUA TORRE MEDIOEVALE

Il 16 maggio 1506 muore a Roma il vescovo Johannes Burckardt, Protonotario Pontificio e Maestro di Cerimonie, il cui nome, secondo l’uso dell’epoca, venne latinizzato in “Burchardus” ed italianizzato in “Burcardo”, con il quale è ancor oggi effettivamente conosciuto. Era nato fra il 1445 e il 1450 a Niederhaslach, cittadina ora appartenente al dipartimento francese del Basso Reno, nella regione del Grand Est, identificabile storicamente con l’Alsazia, nella periferia della città di Strasburgo (in latino Strateburgus, che letteralmente significa “città delle strade” e notoriamente sede odierna di alcune tra le più importanti istituzioni dell’Unione Europea). Questo centro fu inizialmente occupato dall'accampamento militare romano di Argentoratae (da cui il primo nome latino della città alsaziana, Argentoratum), il cui locativo corrispondente è argentinensis (o argentinus) che il Burcardo utilizzava spesso nella sua firma.

Dopo aver terminato gli studi ecclesiastici, questi giunse a Roma nel 1467: in realtà pare sia stato costretto a lasciare il suo paese e l’incarico di scrivano (alle dipendenze di Johannes Wegerauff, Vicario Generale a Strasburgo) in quanto, approfittando della sua posizione, sembra avesse falsificato dei documenti e commesso alcuni furti. A Roma iniziò una rapida e illustre carriera, favorita anche dall’indulgenza ottenuta durante il Giubileo del 1475, indetto da Sisto IV Della Rovere, lo stesso pontefice che volle così dare un avvio sostanziale alla “Renovatio Urbis”, a cominciare dall’edificazione, nel palazzo pontificio vaticano, di una nuova e imponente cappella papale che tuttora da lui prende nome.

Il Burcardo ricoprì importanti incarichi nella Curia Romana: dapprima “Familiare e Commensale continuo del Pontefice”, poi “Protonotario “Apostolico”, “Chierico Pontificio”, “Cappellano Pontificio” ed infine “Cerimoniere della Cappella Pontificia”. Proprio in questi anni redasse il “Liber Notarum”, un diario che rappresenta un’importante fonte storica sulla vita alla corte dei Papi del Rinascimento, e si occupò altresì della revisione del Cerimoniale Romano (il cosiddetto “Pontificale Romanum”). Nel “Liber Notarum” ha documentato la sua attività di cerimoniere pontificio, dal dicembre 1483 alla sua morte, avvenuta nel 1506: un lungo periodo, in cui ben cinque papi (Sisto IV, Innocenzo VIII, Alessandro VI, Pio III e Giulio II) si sono avvicendati al soglio pontificio.

Nel 1491, Johannes Burckardt prese in affitto dal monastero benedettino di Farfa un terreno nelle vicinanze della Via Papalis (il percorso che i papi percorrevano per prendere possesso della loro cattedrale in Laterano) e che comprendeva alcuni casamenti ed una torre medioevale. Questa proprietà fondiaria confinava con l'abitazione del potente cardinale romano Giuliano Cesarini iuniore (1466-1510, cognato di Gerolama Borgia, una delle figlie illegittime dell’omonimo papa Alessandro VI Borgia) che possedeva numerose altre proprietà nella zona. Su questo terreno il Burcardo edificò la sua dimora, demolendo parzialmente i fabbricati esistenti e inglobandone una parte nella nuova costruzione.

Il fabbricato principale della casa del Burcardo, nel quale fu incorporata una torre medioevale preesistente, ospitava l'abitazione del prelato e quella torre, che faceva parte della casa, continuò ad essere nota col nome di Torre Argentina, proprio dall'attributo “argentinus” del quale il Burcardo usava fregiarsi. Durante il lungo periodo di oblio, però, a causa di un clamoroso equivoco generato dal nome della torre, l'antico proprietario del palazzetto fu erroneamente identificato, per uno strano scherzo del destino, con Francesco Argentino (1450 circa – 1511), un vescovo e cardinale con un nome di battesimo identico a quello pontificale del papa oggi in carica, il quale, incredibilmente, proviene dalla nazione chiamata Argentina e un cognome che falsamente coincide proprio con l’aggettivo di nazionalità di papa Francesco mentre rivela, in realtà, le origini alsaziane del padre di questo prelato italiano, che era invece nativo di Venezia.

Nel 1730 i Cesarini avviarono il progetto di costruzione del Teatro Argentina e la suddetta torre e altri ambienti del palazzetto furono adibiti a servizi per il teatro. Nell'Ottocento la famiglia Cartoni acquistò poi il palazzetto dai Cesarini e mozzò la sommità della torre facendo così scomparire ogni traccia di questo storico bastione medioevale. Dopo alcuni altri passaggi di proprietà tra la famiglia Cartoni e i Torlonia, divenuti a un certo punto proprietari del teatro, nel 1869 il Comune di Roma acquistò il Teatro Argentina, con annessi edifici circostanti.

Nel 1929 il complesso con l’antica torre fu assegnato alla Società degli Autori in uso perpetuo, a condizione che se ne provvedesse al restauro e che fosse destinato ad un progetto che prevedeva la creazione del Museo del Teatro Nazionale con annessa Biblioteca di Letteratura Teatrale, che vennero effettivamente aperti al pubblico nel 1932.

In realtà a largo di Torre Argentina è ben visibile una torre medievale, a fianco dei resti della demolita casa medievale "dei Boccamazzi": non si tratta però di quella indicata dal toponimo, ma di un altro bastione, in laterizio, identificato con il nome insolito di “Torre del Papito” o “Papitto” e il cui etimo è incerto: secondo un’ipotesi avrebbe origine dal soprannome di uno dei proprietari, il padre benedettino Pietro (1090 circa – 1138), appartenente alla potente baronia romana, di origine ebraica, dei Pierleoni, eletto antipapa con il nome di Anacleto II e noto per la bassa statura. Un'altra ipotesi correla il nome della torre con quella dei proprietari successivi: un’altra famiglia patrizia romana, quella dei Papareschi, rivali proprio dei Pierleoni.

Abbiamo quindi scoperto l’intrigante vicenda che si cela in dissolvenza dietro il toponimo di uno dei luoghi più intrisi di storia ma anche tra i più conosciuti e frequentati di Roma che è in realtà un incredibile falso amico.