LA MERIDIANA COPERTA PIU' GRANDE DEL MONDO_foto

Nell’ultima domenica di ottobre avviene tradizionalmente il ripristino dell’ora solare in Italia e proprio nella nostra penisola si può ammirare la più antica e più grande meridiana coperta del mondo tuttora esistente. Si trova a Bologna, all’interno della basilica, prospiciente a piazza Maggiore, cuore della città felsinea e dedicata al patrono principale, il concittadino San Petronio, vissuto nel V secolo, ottavo vescovo del capoluogo emiliano, dal 431 al 450 circa.

Dobbiamo però fare un passo indietro nel tempo fino all’anno 1576, quando giunse a Bologna il padre domenicano Ignazio o Egnazio (al secolo Carlo Pellegrino) Rainaldi Danti (1536–1586), di nobile famiglia perugina, tra i più insigni scienziati dell’epoca: incarnava infatti perfettamente quello spirito rinascimentale che vedeva nella scienza un modo per comprendere l’opera divina. In precedenza, a Firenze, questi aveva già costruito un quadrante astronomico marmoreo sulla facciata della basilica domenicana di Santa Maria Novella e così fu chiamato anche a Bologna dove realizzò la prima meridiana nella basilica di San Petronio. Il mondo scientifico si trovava in quell’epoca in un periodo di profondo cambiamento, soprattutto a seguito della pubblicazione, da parte di Niccolò Copernico (1473–1543), astronomo, matematico e religioso prussiano, poco prima della sua scomparsa, nel 1543, del suo rivoluzionario trattato De Revolutionibus Orbium Coelestium, in cui si proponeva un modello eliocentrico dell’universo, in contrasto con la visione geocentrica del cosmo, formulata nell’antichità dall’insigne filosofo greco antico Aristotele (384–322 a.C.) e che dominava ancora il pensiero scientifico. Copernico aveva vissuto, studiato e conseguito la laurea in diritto canonico proprio nella città felsinea, presso il prestigioso Studio bolognese (Alma Mater Studiorum) che vantava una lunga tradizione di ricerche scientifiche sugli astri.

La meridiana realizzata da Danti, quindi, venne concepita e utilizzata all’interno di questa visione del mondo. Nel XVI secolo, inoltre, il calendario giuliano, ancora in uso all’epoca, aveva palesato diverse imperfezioni: gli equinozi e i solstizi non cadevano più nelle date corrette, e questo causava difficoltà nel determinare la data della Pasqua e altre festività religiose e, pertanto, papa Gregorio XIII (1572-1585), che non a caso proveniva da Bologna ed era molto interessato allo studio degli astri, decise nel 1582 di riformare il calendario. L’incarico di crearne uno più aggiornato e preciso, basato sulla suddetta rivoluzionaria teoria, fu affidato ad una commissione composta dai più insigni astronomi dell’epoca, tra cui anche lo stesso Danti, che elaborarono quello tuttora in uso nel mondo occidentale, che prende nome dallo stesso pontefice.

La suddetta meridiana, che permise così di effettuare osservazioni precise del moto solare, essenziali per verificare l’accuratezza del nuovo calendario, venne in seguito distrutta durante i lavori di rifacimento nella basilica di San Petronio e sostituita da una più aggiornata, progettata e realizzata dal valentissimo astronomo, matematico, ingegnere e scienziato ligure Giovanni Domenico Cassini (1625-1712). Nato a Perinaldo, borgo in provincia di Imperia ma allora nel territorio della Repubblica di Genova, ottenne la cattedra di astronomia all’Università di Bologna nel 1650, a soli 25 anni. Nel 1655 la Fabbriceria di San Petronio decise di affidargli il progetto di una nuova linea meridiana. Dopo il 1669 fu chiamato a Parigi da Luigi XIV per dirigere l’Osservatorio Reale e qui scoprì quattro dei 274 satelliti naturali, finora identificati, del pianeta Saturno (Giapeto, Rea, Teti e Dione) e identificò la cosiddetta Divisione di Cassini, il grande spazio vuoto tra le sette fasce principali degli anelli dello stesso pianeta: quest’area ancora oggi porta il suo cognome e nel 1997 la NASA ha voluto intitolargli anche il modulo orbitante lanciato per studiare lo stesso Saturno.

Il grande orologio solare, situato sul pavimento della navata sinistra, misura ben 66,8 metri, pari esattamente alla seicentomillesima parte della circonferenza terrestre. Ogni giorno, entrando dal foro posto a 27 metri di altezza nella volta, un raggio di sole interseca la linea, segnando così il trascorrere dei giorni e delle stagioni. Cassini presentò un audace progetto ma dovette però superare notevoli difficoltà economiche, logistiche, tecniche ed anche “accademiche”. Le navate della grande basilica, che era stata volutamente costruita in modo da affacciarsi sulla piazza comunale, non presentavano infatti un orientamento nella direzione nord-sud. La difficoltà tecnica maggiore, quindi, era proprio quella di riuscire ad evitare che il percorso dei raggi solari venisse interrotto dalle colonne, riuscendo ad utilizzare il più possibile le grandi dimensioni dell’edificio. Dopo accurate osservazioni del percorso del Sole, il foro gnomonico venne collocato nella quarta volta della navata sinistra e il giorno del solstizio d'estate del 1655 si pose la prima pietra della linea meridiana, quando Cassini fece pubblicare un manifesto con cui invitava tutta la cittadinanza ed i professori dell'Università ad assistere alla definitiva verifica del tracciato meridiano e al passaggio dell'immagine del Sole.

Qualche decennio più tardi, nel 1701, un allievo di Cassini, l’astronomo e storico veronese Francesco Bianchini (1662-1729), anch’egli formatosi in gioventù a Bologna, venne incaricato dal papa urbinate Clemente XI Albani (1700-1721), suo estimatore, di realizzare una meridiana nel cuore di Roma, all’interno di un'altra maestosa chiesa, nel complesso delle Terme di Diocleziano: la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Questo grandioso orologio solare, noto ancora oggi come “Linea Clementina” in onore del pontefice committente, venne realizzato anche per verificare la validità della riforma gregoriana del calendario e determinare con esattezza la data della solennità della Santa Pasqua, fulcro e culmine dell’anno liturgico cattolico, che, secondo quanto stabilito dal concilio di Nicea nell’anno 325 d.C., deve essere celebrata la prima domenica dopo la prima luna piena di primavera, il cui inizio, per questi calcoli, è fissato convenzionalmente al 21 marzo.

La Linea Clementina, la più grande meridiana coperta di Roma, è denominata “a camera oscura” per la presenza di un foro stenopeico (foro gnomonico) posto a Sud e il cui diametro originario, convertito nel sistema metrico decimale, è approssimativamente due centimetri, cioè pari alla millesima parte della sua altezza dal pavimento (20,34 metri), così come previsto dalla prassi costruttiva dell’epoca.

La Linea Clementina è una grande linea di bronzo incorniciata da una fascia di marmo, distesa quasi diagonalmente per 44,89 metri. La luce del Sole penetra per il foro al centro dello stemma araldico di papa Clemente XI posto a 23,34 m di altezza. All’interno di alcuni riquadri a destra della linea sono rappresentati i segni zodiacali delle costellazioni estive e autunnali le cui immagini sono tratte dall’Uranometria nova, il primo atlante stellare completo, pubblicato nel 1603 nella città bavarese di Augusta dall’astronomo e predicatore protestante Johann Bayer (1572-1625), cui è intitolato anche un cratere sul suolo lunare, con tavole incise su rame dal contemporaneo stampatore e orafo Alexander Mair von Landshut con figure mitologiche delle costellazioni e le stelle fino alla sesta grandezza, indicate per la prima volta con lettere greche. Il progetto grafico dei segni zodiacali raffigurati nella meridiana è opera del maestro marchigiano Carlo Maratta o Maratti (1625-1713), figura di spicco della pittura romana nella seconda metà del XVII secolo, che volle essere sepolto proprio nella basilica di Santa Maria degli Angeli.

A causa del fenomeno della precessione degli equinozi che provoca uno sfasamento nel corso dei secoli, è stata effettivamente rilevata una variazione del percorso del sole di circa 10 centimetri e quindi una seppur minima approssimazione dell’ora fornita da questa monumentale meridiana che però fu usata per regolare gli orologi di Roma fino al 1846, quando venne sostituita, per volontà del Beato Pio IX (1846-1878), dallo sparo del cannone del Gianicolo che annunciava il mezzogiorno. In ogni caso il cannone venne in origine regolato proprio dalla Linea Clementina, che, sebbene non più in uso, rappresenta una delle tante perle che impreziosiscono e rendono unica Roma, la Città Eterna.