TRIPPLUS_LA NASCITA DI CRISTO IN UNA FONTANA VATICANA

Incastonata nei Giardini Vaticani, cuore verde dello stato sovrano più piccolo del mondo, a pochi metri dal palazzo in cui ha sede il Governatorato, si trova la Fontana di San Giuseppe, un omaggio al padre putativo di Gesù e “Patrono della Chiesa universale”. Fu il Beato Pio IX (1846-1878) con il decreto Quemadmodum Deus, ad attribuirgli questo titolo l’8 dicembre 1870, stesso giorno in cui lo stesso Papa aveva proclamato, nel 1854, il dogma dell’Immacolata Concezione, volendo affidare a tale paterna protezione la cattolicità che allora attraversava una delicata congiuntura (da pochi mesi era caduto il potere temporale della Chiesa e lo stesso pontefice viveva prigioniero nella sua residenza).

La Fontana di San Giuseppe è stata l’ultima, in ordine di tempo, e precisamente la centesima, ad essere eretta all’interno del Vaticano. La dedica allo Sposo della Vergine Maria fu espressamente voluta nel 2010 dall’allora Presidente del Governatorato, il cardinale novarese Giovanni Lajolo, per rendere il giusto tributo a questo grande santo, dato che nei Giardini Vaticani, così artisticamente ricchi, mancava però un monumento che lo celebrasse. L'opera è un omaggio a Benedetto XVI (2005-2013), allora pontefice in carica, il cui primo nome di battesimo era proprio Joseph. Il 5 luglio lo stesso Papa presiedette alla cerimonia d’inaugurazione e benedisse la nuova fontana i cui donatori sono i Patrons of the Arts in the Vatican Museums, una coppia di coniugi inglesi, alcuni Comuni e ditte della provincia di Trento oltre alle monache del monastero di San Giuseppe a Kyoto, in Giappone. Alla base della fontana è stato inoltre riprodotto lo stemma del Papa tedesco con delle dimensioni significative che consentono di poterlo scorgere anche dalla balconata sulla sommità della cupola della Basilica di San Pietro.

Progettata dall'architetto Giuseppe Facchini, originario di Lugo di Romagna, allora Capo dell’Ufficio Progetti presso la Direzione dei Servizi tecnici dello Stato della Città del Vaticano, in pratica quello che la Santa Sede definiva “mastro delle mura”, in collaborazione con l’assistente Barbara Maria Bellano, la fontana è costituita da pareti retrostanti che richiamano le antiche pergamene con le profezie che hanno annunciato i misteri divini. Si presentano infatti come un libro aperto, formato da sei vele, dove sono collocate altrettante formelle in bronzo, opera dell’artista agordino Franco Murer. Vi sono raffigurati episodi salienti della vita di Giuseppe, tratti dai Vangeli canonici di Matteo e di Luca e anche da alcuni testi apocrifi. Nello specifico, in rigoroso ordine cronologico, troviamo, da sinistra a destra: lo Sposalizio di Giuseppe e Maria, il Sogno di Giuseppe, la Nascita di Gesù, la Fuga in Egitto, il Ritrovamento di Gesù nel Tempio tra i dottori e, infine, il Lavoro di Giuseppe a Nazaret insieme con Gesù.

La terza formella ritrae il mistero del Natale: sulla sinistra della scena in primo piano San Giuseppe regge con la mano destra il bastone, simbolo di autorità, e veglia amorevolmente sulla sua famiglia, alle spalle di Maria che tiene in braccio Gesù Bambino. Le tre figure, disposte lungo un asse verticale, sembrano compenetrarsi tra di loro, richiamando l’unione trinitaria delle Persone divine. La sesta ed ultima formella ritrae un soggetto abbastanza raro dal punto di vista iconografico: il lavoro dell’artigiano Giuseppe nella sua bottega a Nazareth, mentre insegna al Figlio di Dio come utilizzare gli strumenti del mestiere.

La fontana di San Giuseppe è costruita in granito, porfido e tonalite, una roccia magmatica così denominata dal suo primo ritrovamento nel 1857 sul Passo del Tonale, valico delle Alpi Retiche meridionali tra Lombardia e Trentino, nel territorio del Parco Naturale Adamello-Brenta. L’acqua, collegata al sistema idraulico che alimenta tutte le fontane del Vaticano, sgorga da una roccia situata nel centro e si getta nelle due vasche ellittiche sottostanti: la prima di sei metri e la seconda, comunicante, di otto metri. Dalla vasca superiore più piccola il getto idrico, per raggiungere il bacino inferiore, forma una piccola cascata.

Si tratta, in questo caso, dell’Acqua Paola (Aqua Paula), un acquedotto edificato a Roma nel 1608 (ma entrato in funzione nel 1612) da papa Paolo V Borghese (1605-1621), per garantire l’approvvigionamento idrico di Trastevere e del borgo vaticano, ripristinando le antiche condotte del decimo (in ordine di costruzione) acquedotto di Roma, voluto nel 109 dall'imperatore Traiano (Aqua Traiana), di cui portava il nome, e le cui acque venivano captate da sorgenti intorno al lago di Bracciano.

Abbiamo così scoperto un’altra “bellezza” nascosta che la Città Eterna ci “regala” in occasione del Santo Natale.